Nail art fai-da-te: il fornetto unghie

Negli ultimi anni la nail art fai-da-te è diventata sempre più popolare: french, smalto semi-permanente, ricostruzioni, applicazioni, decorazioni, colori e chi più ne ha più ne metta.

Ma tutto il tempo, l’impegno e la fatica spesi per decorare le unghie diventano vani se non abbiamo un fornetto (anche conosciuto come lampada UV per unghie) che ci permetta di asciugare e fissare il risultato in maniera definitiva in pochi minuti. Come potete bene immaginare, esistono vari tipi di fornetti unghie e si possono distinguere in base a potenza, grandezza, tipo di lampada, numero di bulbi e, chiaramente, prezzo.

Struttura e funzionamento

Il fornetto unghie non è altro che una lampada a raggi ultravioletti che permette di asciugare e polimerizzare i gel e le applicazioni che vengono utilizzati per la ricostruzione e la decorazione delle unghie. Generalmente un buon fornetto contiene tre o quattro bulbi (da circa 36 Watt l’uno) che durano mediamente un centinaio di ore prima di dover essere sostituiti.

Esistono anche modelli con la lampada al LED ma sono meno diffusi dei primi, soprattutto perché non permettono di asciugare tutti i tipi di smalto. Degli elementi molto importanti da tenere in considerazione quando si valuta l’acquisto (o semplicemente la qualità) di un fornetto unghie sono la grandezza e la presenza del timer.

La presenza di un timer che possa cronometrare 120 o 180 secondi risulta molto comoda per assicurarsi di non sbagliare il tempo di posa dello smalto e non esporre le unghie alla luce per un periodo troppo breve o troppo lungo. Per quanto riguarda la grandezza del fornetto, sicuramente a dimensioni inferiori corrisponde un prezzo più basso, ma bisogna valutare se il gioco vale la candela.

Infatti, fornetti più piccoli ed economici potrebbero non essere sufficientemente grandi per permettere l’inserimento di tutta la mano: il che significa che il pollice rimane fuori e deve essere inserito singolarmente in un secondo momento.

Vanno bene anche per un’attività professionale?

Chiaramente esistono differenze tra fornetto e fornetto. Se siete interessati ad acquistarne uno e ad utilizzarlo semplicemente per sfizio personale, magari con qualche amica, ma senza alcuna velleità di farne un uso professionale, allora potrete accontentarvi di un fornelletto di qualche decina di euro che vi garantirà comunque degli ottimi risultati e soddisferà il vostro estro creativo.

Se invece pensate di fare della nail art il vostro futuro o se avete già una carriera avviata nel settore, allora dovrete indirizzarvi necessariamente verso fornetti più professionali che vi garantiscano una durata e una potenza maggiori.

Una caratteristica fondamentale per un fornetto unghie professionale è la rapidità: con una lampada uv più potente e veloce potrete soddisfare le vostre clienti e amiche in tempi brevi e sarete in grado di lavorare a passo più spedito. Un consiglio, se lavorate in un ambiente professionale potete anche scegliere di acquistare degli speciali guanti che proteggono la pelle delle mani dalla luce UV lasciando scoperte solamente le unghie.

Quando e come usare la motozappa

La motozappa è uno strumento meccanico che si utilizza per arare la terra. Durante il periodo della semina bisogna zappare il terreno per rompere la dura crosta superficiale e permettere ai semi di penetrare a fondo nel suolo ed attecchire per poter dare poi frutto.

Una volta questa operazione veniva effettuata con una vanga o una normale zappa: questi strumenti sono oggi utilizzati solo per appezzamenti di dimensioni piuttosto ridotte o per orti casalinghi. La motozappa è molto più indicata per smuovere lotti di terreno medio-ampi e può essere sostituita con il motocoltivatore in caso di campi molto grandi.

Motozappa vs zappa

Come abbiamo detto, il vantaggio principale di questo strumento è la velocità con cui si può portare a termine il lavoro che con una normale zappa richiederebbe ore ed ore di sudore e fatica. Senza dubbio, la motozappa è molto comoda e partica per lavori medio-grandi, permette inoltre di mescolare i concimi al terreno in maniera omogenea e di sminuzzare e triturare gli scarti vegetali che possono essere, cosi, utilizzati a loro volta come concime.

Per assicurarsi di massimizzare il comfort e ridurre la fatica, si può optare per una motozappa che abbia un’impugnatura ergonomica, un sistema sterzante ed una serie di comandi sul manubrio che permettono di virare, fare retromarcia e adattare lo strumento ad ogni tipo di terreno.

Rispetto alla zappa normale, un ulteriore vantaggio della motozappa è la facilità e la scioltezza con cui riusciremo a lavorare anche i terreni più duri e impervi: questo strumento, infatti, riesce a smuovere senza problemi anche campi in salita.

Motozappa vs motocoltivatore

La differenza principale tra questi due strumenti è il fatto che il motocoltivatore sia provvisto di ruote mentre la motozappa no. Per questo motivo, il motocoltivatore è particolarmente indicato per la lavorazione e l’aratura di campi e terreni di grandi dimensioni, anche se è leggermente più pesante e faticoso da spostare rispetto alla motozappa.

Perciò, a meno che non possediate appezzamenti estremamente grandi, il consiglio è di optare per una motozappa: riuscirete a portare a termine il lavoro in tempi molto brevi e risparmierete anche parecchi soldi se paragonato al costo del motocoltivatore.

In entrambi i casi, è bene fare attenzione e rispettare tutte le norme di sicurezza quando utilizziamo degli strumenti del genere: è consigliato indossare abiti piuttosto attillati (o comunque di evitare capi o lembi svolazzanti) per impedire che si impiglino all’interno dell’attrezzo.

E’ inoltre appropriato indossare dei guanti protettivi e delle cuffie per le orecchie poiché il forte rumore provocato durante l’aratura potrebbe risultare molto fastidioso e dannoso per l’udito alla lunga. Particolare attenzione, poi, va fatta quando si gira o si inserisce la retromarcia: perdere il controllo dell’attrezzo potrebbe essere estremamente pericoloso.

Estrattore: la nuova frontiera per succhi di frutta

L’estrattore non è né un frullatore né una centrifuga. L’estrattore non frulla e non centrifuga, ma ha la funzione di estrarre interamente gli elementi nutritivi presenti nel cibo.

Le uniche cose che i tre hanno in comune sono la dimensione simile e la possibilità di ottenere succhi di frutta e verdura. Per il resto essi differiscono completamente tra loro, soprattutto a livello di tecnologia e di qualità del prodotto ottenuto.

Alcune differenze con centrifughe e frullatori

Il frullatore e la centrifuga si basano più o meno sullo stesso meccanismo. Servendosi di lame, la frutta o la verdura viene spezzettata dando vita ad un succo che l’alta velocità delle rotazioni separa dalla polpa di scarto. Attualmente le centrifughe tradizionali sono ancora gli apparecchi più comuni per succhi fai da te, ma stanno recentemente lasciando il passo ai più moderni ed efficienti estrattori.

Molte persone infatti sentivano il bisogno di liberarsi di questo apparecchio rumoroso caratterizzato da un processo di spremitura che andava continuamente interrotto per svuotare e pulire il contenitore dagli elevati scarti prodotti. È così che oggi, l’estrattore, già popolare negli Stati Uniti degli anni Cinquanta, è arrivato in Europa riscuotendo un elevato successo supportato da numeri importanti.

Estrattore di frutta: come funziona

La sua capacità di non tritare ma di macinare e spremere a freddo frutta e verdura attraverso un cursore detto coclea, consente di ottenere succhi dai migliori valori nutrizionali senza quindi uccidere alcuna sostanza nutritiva. Il segreto sta nel numero di giri che caratterizzano estrattore a freddo rispetto agli altri elettrodomestici.

Maggiore è il numero di giri, più calore sarà generato e più enzimi e sostanze naturali saranno distrutte e perse definitivamente. Se una centrifuga può compiere dai seimila ai diciottomila giri ogni minuto, l’estrattore non arriva a cento giri al minuto. Questo consente di mantenere inalterate tutte le proprietà della frutta e della verdura.

Gli estrattori inoltre producono un succo non solo più ricco di fibre, ma soprattutto un succo che non si ossida e che quindi non deve essere consumato per forza nel giro di pochi minuti: esso infatti può essere liberamente conservato in frigo e bevuto al momento del bisogno. Un succo più omogeneo che conserva il suo aspetto a lungo a differenza del centrifugato che , lasciato in un bicchiere per ore, tende a formare degli strati separati tra loro e di colore diverso.

Più succo, meno scarti, meno rumore

Anche in termini di quantità l’estrattore risulta essere decisamente più efficiente in quanto produce meno scarto e quindi una quantità maggiore di succo con una differenza del 20-30% di prodotto in più. Una bella differenza che è bene tenere in considerazione.

Gli estrattori inoltre non solo sono meno rumorosi ma sono più facili da pulire in quanto hanno meno componenti e decisamente più piccole rispetto a quelli di un estrattore le cui parti sono ingombranti e scomode da lavare.

L’unico svantaggio degli estrattori è rappresentato dall’investimento economico iniziale da sostenere. Mentre per una buona centrifuga bastano solitamente 100 euro, il prezzo di un buon estrattore parte da almeno 150 euro per arrivare fino ai mille euro. Ma il gioco vale decisamente la candela.

Memory foam: il materaso del futuro e del presente!

Dimenticatevi delle vecchie molle e delle imbottiture: il memory foam è il re indiscusso dei materassi del nuovo millennio. Brevettato dalla NASA negli anni ‘60 per attutire le conseguenze della forza gravitazionale esercitata durante le fasi di atterraggio e di decollo dei suoi astronauti, questo nuovo materiale è diventato, a partire dagli anni ‘90, la materia prima d’eccellenza per la fabbricazione di materassi e cuscini.

Deve il suo nome alla sua particolare caratteristica di “memorizzare” la forma dell’oggetto che vi esercita la pressione sia grazie al suo peso, sia in base al calore dell’oggetto stesso. Si può fare una prova con la nostra mano: esercitato una certa pressione il materasso memorizza la nostra impronta per poi tornare alla sua condizione originaria.

La formula magica

Ma da che cosa è composto questo magico materiale? La sua componente principale è la schiuma di poliuretano alla quale vengono aggiunti diversi additivi che lo rendono capace di modellarsi in base al nostro corpo e di sostenere quindi il nostro peso.

Infatti, mentre siamo distesi, esercitiamo punti di pressione differenti scaricando il peso sulla superficie cui poggiamo: il memory foam si fa carico di queste pressioni distribuendo uniformemente il peso e scaricando le tensioni.

Gli inummerevoli benefici e imodelli memory foa: quale materasso scegliere?

Sostenendo ogni parte del corpo, questo materiale si adatta perfettamente alla nostra figura indipendentemente dal peso, dalla conformazione corporea o dall’altezza: avvolge il corpo ed evita pressioni sulla spina dorsale.

È perfetto per tutte le posizioni del sonno, dalla supina alla laterale a quella a “pancia in giù” e permetter di assorbire il movimento del nostro corpo: addio quindi a rumori e scricchiolii.

Il memory foam è disponibile in versione rigida o più morbida ed ogni tipo di materasso, in base agli additivi che vengono aggiunti, ha delle proprie caratteristiche, variando perciò da un’azienda produttrice all’altra.

Non esiste un materasso migliore dell’altro, ogni persona ha il proprio: appunto per questo motivo è consigliabile provare a casa, per qualche notte, il materasso e verificare così se si adatta o no al nostro corpo. Dunque, come scegliere il materasso è una cosa molto soggettiva: tuttavia una materasso sotto ai 200 euro o con uno strato memory inferiore ai cinque cm, non è da considerarsi un buon acquisto.

I prezzi inoltre variano notevolmente dagli optional aggiuntivi: materassi all’aloe vera per l’aromaterapia, ai carboni attivi per gli odori e con fibra in bambù per il sudore. È inoltre perfetto per tutti coloro che soffrono di allergie ad acari e polveri perché il memory foam, grazie alla sua conformazione liscia e alla sua densità, è completamente anti acaro e anallergico, in grado ossia, grazie alla sua traspirabilità, di eliminare le sostanze di scarto prodotte ogni notte dal nostro organismo.

Dormire bene, vivere meglio

Il ben dormire e indissolubilmente legato al proprio bene essere psicofisico e alla qualità della vita. Riposare male infatti può provocare, a tutte le età, danni alla salute quali insonnia, obesità portando addirittura il sistema immunitario a indebolirsi.

Quella del sonno quindi, è una questione da non sottovalutare, ma si dovrebbe, iniziando da un buon materasso, prendersi cura del proprio riposo e della propria salute. Un materasso memory foam è senza dubbio il primo grande passo per il conseguimento di questo obiettivo.

Scaldabiberon: utile non solo in casa

Quando si parla di scaldabiberon viene sempre in mente la scena di una mamma o di un papà che, nel cuore della notte, devono far fronte all’insaziabile fame e all’inarrestabile pianto del proprio bambino.

Tuttavia questo strumento, non è da utilizzare solamente per scaldare biberon e pappine nelle ore notturne, è infatti molto pratico anche di giorno, quando si è molto indaffarati con altre attività casalinghe, ma sopratutto in viaggio.

Un alleato in viaggio

Con la nascita di un figlio infatti, possono diminuire, ma non venir meno, i viaggi domenicali fuori porta o, perché no, dei veri e propri periodi di vacanza. Come ovviare quindi al problema di pappe sempre pronte e alla giusta temperatura? Sarebbe troppo scomodo portarsi dietro lo scaldabiberon senza avere la possibilità di attaccarlo alla corrente, specialmente quando si sta viaggiando in macchina o si è optato per un campeggio immersi nella natura.

Fortunatamente oggi in commercio si trovano alcune tipologie di scalda biberon che risolvono questo problema. Molte aziende produttrici infatti, insieme alla normale presa della corrente da attaccare al muro, hanno dotato lo scaldabiberon di una presa particolare da poter essere inserita nell’accendisigari della macchina, proprio come si dovesse ricaricare un telefono cellulare.

Questa opzione, permette di accendere lo scaldabiberon anche durante in viaggio e, grazie alla base ergonomica in grado di sopportare curve e buche della strada senza rovesciarsi, tutte le mamme in viaggio possono tranquillamente preparare la pappa del proprio piccolo.

E se manca l’elettricità?

Cosa succede però, se si è deciso di non viaggiare in auto o ci si trova in ambienti in cui non è reperibile la corrente elettrica? Niente paura, esiste da poco uno scaldabiberon di tipo isotermico che consiste in una sorta di borsa porta biberon in neoprene. Esso funziona senza corrente elettrica e permette a mamme e papà di poter viaggiare in tutta tranquillità.

È dotato di un sacchettino che avvolge il biberon in cui è contenuto acetato di sodio che attiva una reazione che produce calore se sottoposto a torsione. Si può comodamente appendere alla borsa o al passeggino ed è perfetto non soltanto per biberon, ma anche per omogenizzati.

Certo, non è così immediato come uno scalda biberon classico, ma permette comunque, in quindici minuti, di avere una pappa pronta e addirittura di mantenerla calda per quasi un’ ora.

Una volta consumato il calore della capsula, essa si riattiva semplicemente sterilizzandola: si può far bollire in un pentolino o può venir messa nello sterilizzatore. Grazie alla sua inesauribilità, può essere usato centinaia e centinaia di volte (e non soltanto per il primo figlio!)

Non importa quindi se siate in casa, in vacanza se stiate guidando o andando a fare una passeggiata in montagna: lo scaldabiberon da auto, è perfetto per tutti gli spostamenti su 4 ruote permettendo senza problemi e in tutta tranquillità, weekend fuori città per tutta la famiglia. Se invece amate l’avventura, siete 100% green e desiderate una pappa per il piccolo a zero impatto ambientale, allora lo scaldabiberon isotermico è proprio lo strumento che fa al caso vostro.

Ma dove vai se il ciclocomputer non ce l’hai

Non sei ancora un veterano del mondo della bici, ma vuoi metterti alla prova con le prime pedalate domenicali? Sei un vero esperto del cicloturismo e delle uscite su pedali, ma è giunto il momento di investire su qualcosa di diverso rispetto al semplice e solito contachilometri?

Hai sentito già parlare di questo nuovo prodotto, ma vuoi informazioni maggiori prima di procedere nell’acquisto? Bene, allora parleremo di questo nuovo e famosissimo ingegno chiamato ciclocomputer.

Il ciclocomputer è un dispositivo adatto agli appassionati del mondo delle biciclette: con o senza filo, è particolarmente utile per monitorare la prestazione dell’atleta o dell’amatore.

Le caratteristiche di un ciclo computer: dai modelli base agli optional

Infatti questo apparecchio è in grado di calcolare, alla stregua dei classici contachilometri, la velocità istantanea (ossia la velocità a cui si va in un preciso momento) e la velocità media. Misura inoltre la distanza, le calorie bruciate, l’ora e la temperatura.

La caratteristica più importante del contachilometri bici è però forse la sua traccia gps: esso riproduce in piccolo una la mappa del luogo che si sta percorrendo come fosse il navigatore della nostra auto. Le mappe posso essere direttamente caricate dall’utente sul dispositivo scaricandole gratuitamente da numerosi siti web esperti del settore (anche attraverso lo stesso Google Maps).

Oltretutto, per i più appassionati, ma anche pazienti, è possibile creare autonomamente la propria cartina al computer e addirittura procedere nel modo inverso: se si preferisce un approccio più avventuroso, è possibile “salvare” il proprio percorso e, una volta a casa rivederlo da satellite.

E’ inoltre molto utile per la segnalazione dell’altimetria e della pendenza, quindi per le salite o le discese da percorrere. Si può infine condividere i propri percorsi con altri ciclisti online o semplicemente vedere la variazione delle proprie prestazioni nel tempo.

Numerosi dispositivi sono anche dotati di fascia cardiaca in grado di monitorare il battito del cuore e la frequenza con tecnologia wireless in modo da monitorare l’attività cardiaca; si può inoltre fissare un limite di frequenze oltre le quali il ciclocomputer avvertirà l’atleta di “rallentare il passo”.
Molti apparecchi avvertono anche in base ai chilometri percorsi o alle calorie bruciate.

Quanto costa un ciclocomputer? E soprattutto come scegliere?

Il mercato offre davvero una vasta gamma di ciclocomputer: i prezzi si aggirano intorno ai 30 euro per i modelli base e con poche funzioni fino ad arrivare a quelli più costosi, ma dotati di diverse specifiche.

Si raccomanda comunque di prediligere un modello wireless a uno con fili per ovvie ragioni: più comodità e meno fastidiosi grovigli di fili. Inoltre si sconsiglia l’acquisto di un ciclocomputer con schermo a colori: molto spesso infatti questi tipi di display non sono leggibili sotto la luce del sole.

Optare quindi per modelli con caratteri grandi, facili da leggere anche ad una certa distanza e retro illuminati in grado da essere visibili anche nelle uscite notturne.

Ovviamente anche gli odierni smartphone possono fungere da ciclocomputer, senza però dimenticarne i limiti: lo schermo a colori, come detto, non sarebbe di grande utilità se illuminato dai raggi del sole, la dimensione, di sicuro troppo grande comporterebbe non poca difficoltà lungo il tragitto, e infine la batteria, di breve durata, farebbe spegnere il dispositivo dopo pochi chilometri lasciandovi smarriti e disorientati.

Il ciclocomputer è dunque un importantissimo strumento il cui acquisto è indispensabile a tutti gli amanti delle passeggiate, dell’agonismo o del turismo in bicicletta.

Non sarai mai più senza batteria grazie al caricabatteria portatile

Purtroppo ad ognuno di noi sarà capitato di essere abbandonati dal proprio telefono nel bel mezzo della giornata o in situazioni inopportune o di emergenza. Tuttavia oggigiorno, visto l’ampio uso di smartphone e tablet, è impossibile fare una netta distinzione tra situazioni di emergenza e non: ogni momento in cui la batteria del telefono viene a scaricarsi ci appare una situazione tragica e irrimediabile.

Per fortuna per tutti i “telefono dipendenti” è arrivata da qualche anno sul mercato, una grande invenzione capace di salvarci nei momenti più inappropriati, riconnettendoci al mondo in men che non si dica. Stiamo parlando dei caricabatterie portatili: una sorta di mini scatolina alla quale collegare il nostro telefono in tutti quei casi in cui una presa a muro non si trovi nei paraggi.

Ricaricarsi di energia

Questo caricatore portatile, chiamato anche in inglese Power Bank (=lett. Banca di energia), è una sorta di mini magazzino di energia e può sia essere di tipo classico, come quello appena sopra descritto, sia addirittura a forma di cover così da proteggere il proprio smartphone e al tempo stesso ricaricarlo.

Diciamo comunque che il caricatore portatile non è solamente pensato per ricaricare iPhone e tablet, ma allo stesso modo, è compatibile per ricaricare batterie di videocamere, MP3 e tutti quei dispositivi elettronici dotati di presa USB.

Le varie tipologie di caricatori portatili

Ovviamente ne esistono di molti e svariati modelli e vanno scelti in base all’uso che se ne fa: quelli più piccoli e meno potenti (5000-800 Amp) saranno adatti per delle ricariche veloci e adibite ad una sola persona, mentre una famiglia numerosa in campeggio, opterà per un modello da 20000 Amp in grado di ricaricare al tempo stesso vari dispositivi.

Inoltre, considerando che è sempre raccomandabile caricare un telefono o un tablet a modalità spenta, i caricabatterie portatili sono dotati di una funzione di carica speed, molto più veloce rispetto a quelle tradizionali in grado così di ridarci in poco tempo e senza sprechi uno smartphone in piena carica.

Inoltre per le situazioni più estreme e per i più avventurosi esistono modelli alimentati ad energia solare in grado di immagazzinare energia con dei piccoli pannelli solari posti sul caricatore.

I prezzi di una Power Bank

Per quanto concerne il prezzo, i caricatori di batteria portatile variano da poche decine di euro per quelli più piccoli e con una sola presa USB per la ricarica di un solo dispositivo, a quelli più potenti e più costosi (circa 50€) capaci di ricaricare simultaneamente vari dispositivi e di indicare il livello di energia rimasta tramite un display.

Tuttavia le differenze di prezzo sostanziali non riguardano le prestazioni del caricabatteria portatile in se, bensì altri parametri come il design e le dimensioni. Purtroppo i telefoni di ultima generazione, seppur guadagnando in prestazioni e design, sono ancora piuttosto indietro circa innovativi metodi di durata della batteria: proprio perché quindi, a prestazioni più elevante di telefono corrisponde solitamente un maggior numero consumo in termini di carica, il caricatore portatile sembra davvero un prodotto utile da acquistare e addirittura indispensabile per tutti gli smartphone addict.

Pulizie di primavera con il biotrituratore

Ci avete messo tutta la vostra buona volontà: vi siete finalmente decisi a dare una bella ripulita al vostro giardino. Avete potato gli alberi e pulito il suolo dalle foglie, sistemato le siepi e ripulito le piante dai rami secchi.

Diciamocelo, alla fine vi siete anche divertiti a trascorrere una bella giornata all’aperto. Ora però, dopo la pulizia vera e propria, arriva il momento più noioso, quello dello smaltimento dei rifiuti. Sacchi e sacchi di scarti da portare all’isola ecologica più vicina.

Per di più sapere che questo materiale, grazie al compostaggio, sarebbe dell’ottimo (e naturale!) fertilizzante per il proprio giardino, ci sembra davvero uno spreco.

Il biotrituratore: un alleato in giardino

Come ovviare al problema? In questo caso, il biotrituratore è proprio lo strumento che fa al caso vostro. Di che cosa si tratta? Il biotrituratore è un vero e proprio attrezzo di giardinaggio: una sorta di grande macchina in grado di sminuzzare i resti verdi, i rami e i rifiuti organici in parti piccolissime.

Ne esistono di vari modelli, elettrici o a motore. Si consiglia sempre l’acquisto di un prodotto multifunzione in grado sia di sfilacciare il legno con processi di sfibratura, sia, tramite la cippatura, di ridurre il volume di cortecce e rami e sia infine, per mezzo della classica trinciatura, di ridurre in pezzetti tutti gli altri rifiuti.

Biotrituratore: perché è utile

Solamente i costi non proprio economici, ma sopratutto la quantità di spazio necessaria per riporre il macchinario quando non è in funzione (purtroppo piuttosto ingombrante,) sono gli unici “contro” all’acquisto di questo prodotto.

Infatti se non si ha tempo e passione per dedicarsi alla fase di compostaggio, l’acquisto di un biotrituratore elettrico risulta comunque utile per ridurre il volume dello scarto in modo da rendere meno faticoso e più veloce il trasporto.

Cosa fare invece del materiale prodotto dal biotrituratore? Innanzitutto si può ridistribuire sopra il terreno così da nutrirlo, concimarlo e sopratutto per proteggerlo dagli agenti atmosferici esterni, mantenendo sempre un tasso di umidità adatto alla proliferazione dei batteri e dei vermi agenti. Il materiale fuoriuscito dal biotrituratore, donerà quindi alla terra il nutrimento naturale necessario senza dover ricorrere all’uso di concimi e fertilizzanti.

Alcune caratteristiche importanti: tra sicurezza e silenziosità

Il biotrituratore è uno strumento dotato di ruote che ne agevolano il trasporto e le sue dimensioni possono variare in base al tipo di smaltimento richiesto. E’ inoltre un macchinario del tutto sicuro, dotato di un’imboccatura ad imbuto e di una modalità di auto spegnimento in caso di inceppamento.

Con una funzione che inverte la direzione delle lame, si è in grado inoltre, di sbloccare il macchinario in men che non si dica. Tuttavia è sempre bene tener presente che è un attrezzo che solo gli adulti devono utilizzare, quindi si raccomanda di tenerlo al di fuori della portata dei bambini.

Infine, i nuovi modelli, molto meno rumorosi dei primi usciti, garantiscono una silenziosità non indifferente che unita alla versatilità di questo macchinario durante tutte le stagioni, non solo quindi adatto alle pulizie del fogliame nel periodo autunnale, vi permetterà di utilizzare il biotrituratore tutto l’anno e senza disturbare il vostro vicino di casa.

Cappa da cucina: tra funzionalità e design

Molti non la intendono come un vero e proprio elettrodomestico, eppure lo è. Obbligatoria in tutte le cucine dotate di fornello, la cappa è indubbiamente un elemento indispensabile nelle nostre case. Ne esistono di vari modelli e si caratterizzano in base al tipo di cappa, al materiale, alla loro posizione e al tipo di aspirazione.

Le cappe possono essere innanzitutto a parete, ad angolo a ad isola, a seconda di dove si trova il piano cottura. Ovviamente la cappa deve essere superiore o al massimo uguale, ma mai inferiore, alla dimensione del piano da aspirare.

Il materiale con cui è costruita, dipende principalmente dallo stile che si vuole dare alla casa: quelle in mattoni o in ferro sono perfette in case dallo stile più classico, mentre quelle in acciaio o vetro trovano il loro habitat naturale in cucine più moderne.

Inoltre le cappe da cucina si differenziano tra cappe a incasso, che trovano posto all’interno del pensile da cucina venendo così completamente nascoste, oppure a vista: ne esistono di svariate forme e materiali e possono diventare un vero e proprio oggetto di design all’interno della cucina.

Aspiranti o filtranti?

Per quanto riguarda l’aspirazione, che è di sicuro la caratteristica più importante, le cappe si differenziano tra quelle di tipo aspirante e quelle di tipo filtrante. Le prime, tramite un tubo di aspirazione, espellono all’esterno i fumi e gli odori, riciclando l’aria. La potenza di una cappa di questo tipo, deve essere in grado di ricambiare l’aria presente nella stanza per almeno 5 volte.

Sono dotate di speciali filtri in metallo o in tessuto (i primi lavabili, i secondi no) che trattengono le parti più pesanti di sporco e parti oleose. Sono le cappe maggiormente usate al giorno d’oggi in grado di eliminare i cattivi odori e mantenendo l’aria della stanza sempre pulita.

La cappa di tipo filtrante invece può venire istallata solo in particolari situazioni ossia solamente nel caso in cui non sia possibile utilizzare una canna fumaria per l’espulsione dei fumi. Possiedono dei particolari filtri che purificano l’aria per poi immetterla nuovamente nella stanza e sono dotate di carboni attivi, indispensabili per il problema dei cattivi odori odori. Sono dotate anche di una ventola in grado di favorire il ricircolo dell’aria.

Cappe da cucina: alcune istruzioni per l’uso

I modelli di cappe più nuove sono inoltre tutte molto più silenziose rispetto alle vecchie, specialmente se si ha la possibilità di riporre all’esterno il motore della cappa stessa.

La sua istallazione deve essere affidata a tecnici esperti in grado di collegarla alla corrente elettrica per la sua modalità accensione/spegnimento, di connetterla alla canna fumaria e soprattutto di controllare se siano presenti, all’interno della stessa stanza, altri tipi di canna fumaria come ad esempio quelli di una stufa o di un caminetto a pallet che potrebbe compromettere il corretto funzionamento della cappa.

Igiene del sterilizzatore e sicurezza fin dalla nascita

È risaputo che un bambino, nei primi anni di vita, possiede un sistema immunitario ancora non del tutto sviluppato. È quindi primaria importanza di ogni genitore prendersi cura dell’igiene e soprattutto della disinfezione di tutto ciò che viene a contatto con il piccolo.

Specialmente poi, con la nascita dei dentini da latte, un bambino tende a mettere in bocca qualsiasi oggetto gli capiti sottomano per cercare di alleviare il dolore prodotto dal dente che vuole uscir fuori.

I rimedi di disinfezione: tra ieri e oggi

Le nostre nonne erano solite bollire nei pentolini tutti gli oggetti come ciucci e biberon, sfruttando il principio del calore dell’acqua in grado di uccidere la maggior parte dei batteri. Questo metodo è tutt’ora molto valido e utilizzabile, ma circoscritto ad alcune situazioni particolari.

Infatti tutte le neo mamme di oggi, quando arriva il momento della nascita del bebè, fanno fronte al problema della pulizia di ciucci e biberon con lo sterilizzatore. Questo strumento è davvero indispensabile se si vuole essere sempre certi di dare al proprio bambino oggetti puliti e igienizzati.
Prima di inserire il latte nel biberon infatti, è sempre bene procedere ad una corretta sterilizzazione del contenitore.

I modelli di sterilizzatori offerti sul mercato

Ma quale tipo di sterilizzatore scegliere? Il mercato ne offre davvero moltissime tipologie, ma tutti sono in grado di svolgere la stessa funzione del pentolino della nonna. Anzitutto esistono due categorie principali di sterilizzatori: quelli a freddo e quelli a caldo. I primi, come si può ben intuire dal nome, non usano il calore come agente di disinfezione bensì delle sostanze chimiche, ovviamente non nocive per il bambino.

Queste sostanze, capace di uccidere anche i batteri più resistenti, possono essere acquistate in farmacia. Come è chiaro, questo tipo di sterilizzatore è perfetto per quando si è in viaggio perché non c’è bisogno della presa di corrente.

Tuttavia con uno sterilizzatore di questo genere, bisogna sottostare a elevati tempi di sterilizzazione: infatti, a differenza di quelli a caldo in cui sono sufficienti 5 minuti, con gli sterilizzatori a freddo, ciucci e biberon devono essere immersi nelle sopracitate sostanze chimiche per almeno un’ora.

Gli sterilizzatori a caldo invece, forse i più diffusi del mercato, possono essere di tre tipi: a raggi UV, per il microonde e quello elettrico di tipo classico. Il primo utilizza al posto del calore, i raggi ultravioletti per disinfestare gli oggetti dai batteri, mentre quello a microonde è uno degli strumenti che più garantisce la pulizia dei biberon.

Consiste in un piccolo recipiente in cui viene inserita dell’acqua e gli oggetti da sterilizzare; successivamente questo contenitore verrà inserito nel forno a microonde di casa per pochi istanti: in men che non si dica, avrete ciucci perfettamente puliti e privi di cattivi odori. Quest’ultimo problema infatti, è quello che potrebbe risultare dall’uso dell’ultima categoria di sterilizzatori: quelli di tipo elettrico.

Anche se esistono modelli a secco, che usano le alte temperature con getti di aria calda per sterilizzare i biberon, quelli a vapore sono gli sterilizzatori più usati in commercio. Hanno bisogno sempre di corrente elettrica, ma sono degli ottimi prodotti per igienizzare i ciucci dei bambini.

Qualsiasi sia il prodotto scelto, a freddo o a caldo, a vapore e non, cioè che più conta, oltre alle proprie esigenze, è indubbiamente la salute e la cura dei nostri bambini: quindi l’unico consiglio è quello di scegliere sempre il meglio per l’igiene dei propri figli.

Tagliaerba: indispensabile per la manutenzione del proprio giardino

Se siete amanti del verde e avete un bel giardino a casa o, per i più fortunati, addirittura un parco di grandi dimensioni, il tagliaerba è di sicuro uno strumento indispensabile per la cura e la manutenzione del vostro verde. Ve ne sono di molti tipi e si differenziano maggiormente per l’uso che se ne fa o meglio essi devono essere scelti in base all’ampiezza del proprio giardino.

Prima di tutto possono essere elettrici o a motore. I primi sono indicati per spazi più ristretti in quanto collegati al filo della corrente, che seppur di diversi metri, limita il raggio d’azione e il movimento. Quelli a motore invece sono alimentati solitamente a benzina, più potenti, ma ovviamente più costosi e per di più hanno lo sconveniente difetto che, in caso di rottura delle ruote motrici, si sia costretti a cambiare l’intero macchinario piuttosto che il semplice sistema di traino.

Tagliaerba sempre più innovativi

I tagliaerba elettrici sono dotati della cassa di riempimento dell’erba tagliata che deve essere svuotata spesso, con dispendi di tempo ed energia. I modelli a motore invece, possiedono solitamente una particolare funzione, chiamata muchling, che permette di triturare l’erba e ridistribuirla sul prato concimandolo, così da evitare ulteriori costi di fertilizzazione e la tassa sui rifiuti.

Inoltre negli ultimi anni sono apparsi in commercio delle macchine tosaerba robotizzate in grado di tagliare il prato autonomamente. Esse sono dotate di particolari sensori che evitano gli ostacoli e che le fanno orientare all’interno del proprio giardino; possono inoltre essere dotate di timer, così da impostarle regolarmente per determinate ore e possono tranquillamente operare anche in caso di pioggia.

Le caratteristiche principali del tagliaerba

Tornando invece ai classici tagliaerbe, la loro potenza varia ovviamente rispetto alla superficie da sfalciare: maggiori watt avrà il tagliaerba, maggiormente saremo in grado di lavorare in presenza di avvallamenti, fosse o fogliame e legno.

Per quanto riguarda il tipo di lame, i tagliaerba si distinguono in quelli a lame uniche, ormai obsolete e poco utilizzate in quanto comportano di ripassare due volte sullo stesso punto per ottenere un taglio accettabile, e in quelli a lame multiple che possono a loro volta essere doppie o triple, in grado di garantire risultati eccellenti.

Tuttavia oltre ai modelli precedentemente descritti, sembra doveroso menzionare anche il tradizionale tagliaerba manuale indicato per superfici molto piccole in cui sia quello elettrico che quello a motore, risulterebbero sovradimensionati in termini di prestazioni. Questo tipo di tagliare erba, che si attiva con la spinta del braccio umano, può essere anche comodo per tutti coloro che vogliono unire l’utile pulizia in giardino ad un po’ di sana attività fisica all’aperto.

Ovviamente i prezzi variano in base alla tipologia delle lame, alla potenza, all’alimentazione e soprattutto in base alle funzioni, come quella robotizzata o il muchling di cui detto sopra.

Bisogna quindi valutare bene prima di procedere all’acquisto e sopratutto affidarsi ai brand maggiormente famosi e specializzari in quanto in grado di garantire migliori prestazioni rispetto al motore e alla qualità delle lame.

Tappeto elastico: il divertimento di tutti i bambini

È indubbiamente uno dei giochi preferiti dei bambini: il tappeto elastico è un ottimo modo per conciliare divertimento e attività fisica. Questo attrezzo, che può essere posizionato in casa o ancora meglio all’aria aperta in giardino, deve possedere delle particolari caratteristiche soprattutto in termini di sicurezza.

Se da una parte infatti, le cifre per l’acquisto di un tappeto elastico non sono spropositate, dall’altra è sempre bene informarsi e prendere le giuste precauzioni per per permettere al nostro bambino di giocare senza farsi male.

Le caratteristiche per l’acquisto in un buon tappeto elastico

Innanzitutto la struttura portante deve essere costituita di metallo e tra tutti si raccomanda l’acciaio. Per quanto riguarda i modelli outdoor, sono da preferire i telai con verniciature apposite in grado di proteggere la struttura dagli agenti atmosferici esterni che potrebbero a loro volta causare la comparsa della ruggine, con conseguente indebolimento dell’intera struttura.

Le molle, elemento indispensabile per un buon tappeto, devono essere resistenti e ricoperte di una speciale membrana protettiva per salvaguardare il bambino da eventuali urti. Strettamente collegato al tema delle molle e del telo che costituiscono, insieme al telaio e alla rete di protezione, la struttura del tappeto è il peso massimo consentito.

Molto spesso per quanto riguarda tappeti adibiti a bambini il peso massimo supportato è di 45 chili: fare quindi molta attenzione se ci sono più bambini che giocano contemporaneamente. Il loro peso complessivo infatti, potrebbe eccedere il massimo supportato, provocando il cedimento della struttura, con seri danni per i piccoli.

Il tappeto elastico infatti, da divertente gioco, potrebbe trasformarsi in un pericolo per il vostro bambino. Ovviamente di essenziale importanza, anche se non tutti i tappeti ne sono dotati, sono le reti di protezione in grado di proteggere il bambino in caso di perdita di equilibrio evitando di farlo balzare all’esterno ed evitando così brutte cadute.

Purtroppo per quanto concerne i tappeti domestici, raramente essi sono dotati di rete protettiva, quindi fart molta attenzione, sorvegliando sempre il proprio bimbo durante il gioco. Le dimensioni del tappeto variano da modello a modello, ma si può unanimemente affermare che il diametro di un metro e mezzo è più che sufficiente.

Piccole regole per un gioco sicuro

Le regole generali di utilizzo del tappeto sono poche e semplici: innanzitutto si raccomanda sempre di far salire un bambino per volta, a piedi scalzi e non bagnati. Questi ultimi infatti aumenterebbero il rischio di caduta.

Per quanto riguarda il montaggio, leggere sempre le istruzioni riportate nel manuale: seguire sempre tutti i passaggi è indispensabili per essere sicuri di non recare danni ai piccoli. Se non si è molto esperti in materia o non ci si sente del tutto sicuri, è bene chiedere al personale specializzato del negozio alcune direttive da osservare.

In linea di massima, il tappeto elastico, se usato con le giuste precauzioni, può essere un ottimo momento di gioco e di attività fisica. Tuttavia sia l’educazione del bambino, sia la supervisione del genitore, possono garantire la sicurezza richiesta divertendosi senza rischi e preoccupazioni.