Da grande voglio fare l’agricoltore…

C’è un ridimensionamento in atto che non conosce crisi. Un nuovo modo di concepire la ricchezza e l’importanza dei valori nei frutti della terra.
È pressoché innegabile che quando si insegna a scuola, le attività del settore primario vengono quasi del tutto trascurate. Addirittura non rilevanti se paragonate alle più economicamente importanti attività industriali e tecnologiche.

Ed è così che i piccoli sognano di diventare grandi ingegneri, scienziati o dirigenti di livello. Quasi una scelta obbligata, una regola non scritta che però conduce verso una sola direzione escludendo tutto il resto.

Tuttavia oggi, a causa della crisi e della necessità di procurarsi da vivere con quello che si ha, c’è un nuovo modo di approcciare alle cose che sta coinvolgendo soprattutto i giovani. Ragazzi compresi tra i 18 anni ed i 40 anni di età hanno ricominciato a ripopolare quel luogo periferico, ma ancora ospitale, chiamato campagna.

Un flusso migratorio inverso rispetto a quello che aveva visto protagonisti i giovani del dopoguerra spostarsi verso le città e verso i grandi poli produttivi. Un movimento che sta prendendo sempre più popolarità non solo per bisogno, ma anche per tendenza e per una maggiore attenzione verso ciò che mangiamo. Una maggiore ricerca del cibo di qualità non solo come curiosità ma come scelta di una vita sana.

Una consapevolezza accompagnata da tecniche di lavoro sempre più nuove e da mezzi tecnologici senza confini che rendono questo business, un’attività “social”. In questo modo l’agricoltura sta accelerando il passo scrollandosi di dosso la nomina di arte antica e destinata ai “nonni”. Si sta assistendo ad un vero e proprio passaggio di consegne che vede i giovani ereditare un patrimonio importante e vitale per il nostro Paese.

… e lo Stato mi da una mano

Lo stato e le associazioni di riferimento stanno facendo la loro parte per contribuire al fenomeno attraverso incentivi economici. Sono infatti molti i bandi che hanno l’obiettivo di finanziare i giovani sia per l’inizio che per tutto lo della loro attività agricola. Si tratta da un lato di finanziamenti sotto forma di denaro e dall’altro di macchinari che vengono assegnati in base a dei criteri da rispettare.

L’età dei ragazzi deve essere compresa tra i 18 ed i 39 anni, l’attività deve essere supportata da un business plan della durata minima di cinque anni, e l’imprenditore agricolo deve avere dei requisiti tali da poter accedere ad un mutuo. Un beneficio non da poco che non è la ragione fondamentale, ma comunque un buon incentivo per riportare definitivamente l’agricoltura italiana ai livelli che gli competono.

Una spinta necessaria per potenziare il settore in termini di dinamicità, efficienza e diversificazione dell’offerta a cui si affianca una gestione aziendale migliore, più studiata e decisamente più fresca.

Non resta che rimboccarsi le maniche e cominciare: i presupposti sono ottimi e i primi frutti sono visibili già tutt’ora non solo in termini occupazionali (+15%) ma anche soprattutto a livello di qualità del raccolto sempre più orientato verso il versante bio. Giovani agricoltori che sanno cosa mangiano!