Into the Wild: dal film alla realtà

Scelte di vita come queste non sono facili e neppure all’ordine del giorno. Quella del vivere a contatto con la natura senza alcuna relazione con la civiltà, è da sempre un tema che ha affascinato l’uomo di ogni epoca. Emblema di questo pensiero, è senz’altro, giusto per citarne uno, il Chris McCandless descritto dal regista Sean Penn nel film del 2007, Into the Wild.

È un po’ quello che è accaduto anche a Marco, affermato manager e con alle spalle una laurea alla Bocconi. Come il protagonista del film, entrambi questi ragazzi, sono figli di famiglie benestanti che decidono all’improvviso di abbandonare tutto per dedicarsi ad una vita solitaria ed ascetica.

La storia di Marco: da manager a eremita

Partiamo dall’inizio: la vita del giovane Marco cambia completamente nel 2001. Egli stesso afferma di pernottare, all’inizio di questo importante anno, in un lussuosissimo hotel di Manhattan per ritrovarsi poi, solamente pochi mesi più tardi, in una comunità ecologica nelle campagne Toscane dove vi rimarrà per circa 8 anni, prima di dedicarsi completamente alla vita solitaria nelle montagne abruzzesi.

A casa non lo prendono di certo sul serio: parenti e amici credono che si tratti più di un capriccio che di una vera e propria scelta di vita, convinti che un giorno, magari finito l’entusiasmo dell’inizio insieme con i soldi della liquidazione, Marco sarebbe tornato a casa pronto a riprendersi la sua vecchia vita.

Vivere felici da eremiti

Il giovane eremita racconta che il segreto è liberarsi di tutto ciò che è superfluo e che quindi ci condiziona, dando ascolto invece a ciò che veramente ci appaga e ci rende felici: molto spesso queste “cose”, sono rappresentate nient’altro che da una vita semplice e tranquilla fatta di bisogni primari.

Mangiare, bere, coltivare la terra, essere a contatto con essa, godere delle bellezze della natura, seguire la regolarità del ciclo delle stagioni e del susseguirsi di giorno e notte.
Marco si libera da tutto ciò che ha di più superfluo e che lo sottomette a delle volontà che non sono le sue, per perseguire il suo più grande obiettivo: quello di una vita semplice, alla ricerca e soprattutto conoscenza di se stesso.

Una scelta definitiva: non si torna sui propri passi

Marco non rimpiange di certo i vecchi ritmi della routine lavorativa che lui stesso afferma essere un’esperienza di tipo “totalizzante”: il vero problema infatti, non risiedeva nel lavoro in se, bensì nel fatto che, una volta a casa, si rimaneva attaccati e coinvolti nella propria sfera professionale, senza avere a che fare con tutto quello che c’era intorno, senza avere un legame con il proprio ambiente, con il proprio habitat.

È passato ormai tanto tempo da quando Marco ha deciso di cambiare la sua vita: adesso, senza elettricità né comodità, vive alla giornata, fondendosi pienamente con tutto ciò che lo circonda.

Ma il contatto con gli umani rimane comunque tutt’altro che assente: ogni tanto qualcuno lo va a trovare, approfittando così di una bella passeggiata tra le montagne e a volte è Marco stesso che si reca nel paese più vicino per incontrarsi con la comunità locale. Solo un’unica regola: ritornare sempre alla propria solitudine e alla vita individuale.