Memory foam: il materaso del futuro e del presente!

Dimenticatevi delle vecchie molle e delle imbottiture: il memory foam è il re indiscusso dei materassi del nuovo millennio. Brevettato dalla NASA negli anni ‘60 per attutire le conseguenze della forza gravitazionale esercitata durante le fasi di atterraggio e di decollo dei suoi astronauti, questo nuovo materiale è diventato, a partire dagli anni ‘90, la materia prima d’eccellenza per la fabbricazione di materassi e cuscini.

Deve il suo nome alla sua particolare caratteristica di “memorizzare” la forma dell’oggetto che vi esercita la pressione sia grazie al suo peso, sia in base al calore dell’oggetto stesso. Si può fare una prova con la nostra mano: esercitato una certa pressione il materasso memorizza la nostra impronta per poi tornare alla sua condizione originaria.

La formula magica

Ma da che cosa è composto questo magico materiale? La sua componente principale è la schiuma di poliuretano alla quale vengono aggiunti diversi additivi che lo rendono capace di modellarsi in base al nostro corpo e di sostenere quindi il nostro peso.

Infatti, mentre siamo distesi, esercitiamo punti di pressione differenti scaricando il peso sulla superficie cui poggiamo: il memory foam si fa carico di queste pressioni distribuendo uniformemente il peso e scaricando le tensioni.

Gli inummerevoli benefici e imodelli memory foa: quale materasso scegliere?

Sostenendo ogni parte del corpo, questo materiale si adatta perfettamente alla nostra figura indipendentemente dal peso, dalla conformazione corporea o dall’altezza: avvolge il corpo ed evita pressioni sulla spina dorsale.

È perfetto per tutte le posizioni del sonno, dalla supina alla laterale a quella a “pancia in giù” e permetter di assorbire il movimento del nostro corpo: addio quindi a rumori e scricchiolii.

Il memory foam è disponibile in versione rigida o più morbida ed ogni tipo di materasso, in base agli additivi che vengono aggiunti, ha delle proprie caratteristiche, variando perciò da un’azienda produttrice all’altra.

Non esiste un materasso migliore dell’altro, ogni persona ha il proprio: appunto per questo motivo è consigliabile provare a casa, per qualche notte, il materasso e verificare così se si adatta o no al nostro corpo. Dunque, come scegliere il materasso è una cosa molto soggettiva: tuttavia una materasso sotto ai 200 euro o con uno strato memory inferiore ai cinque cm, non è da considerarsi un buon acquisto.

I prezzi inoltre variano notevolmente dagli optional aggiuntivi: materassi all’aloe vera per l’aromaterapia, ai carboni attivi per gli odori e con fibra in bambù per il sudore. È inoltre perfetto per tutti coloro che soffrono di allergie ad acari e polveri perché il memory foam, grazie alla sua conformazione liscia e alla sua densità, è completamente anti acaro e anallergico, in grado ossia, grazie alla sua traspirabilità, di eliminare le sostanze di scarto prodotte ogni notte dal nostro organismo.

Dormire bene, vivere meglio

Il ben dormire e indissolubilmente legato al proprio bene essere psicofisico e alla qualità della vita. Riposare male infatti può provocare, a tutte le età, danni alla salute quali insonnia, obesità portando addirittura il sistema immunitario a indebolirsi.

Quella del sonno quindi, è una questione da non sottovalutare, ma si dovrebbe, iniziando da un buon materasso, prendersi cura del proprio riposo e della propria salute. Un materasso memory foam è senza dubbio il primo grande passo per il conseguimento di questo obiettivo.

Igiene del sterilizzatore e sicurezza fin dalla nascita

È risaputo che un bambino, nei primi anni di vita, possiede un sistema immunitario ancora non del tutto sviluppato. È quindi primaria importanza di ogni genitore prendersi cura dell’igiene e soprattutto della disinfezione di tutto ciò che viene a contatto con il piccolo.

Specialmente poi, con la nascita dei dentini da latte, un bambino tende a mettere in bocca qualsiasi oggetto gli capiti sottomano per cercare di alleviare il dolore prodotto dal dente che vuole uscir fuori.

I rimedi di disinfezione: tra ieri e oggi

Le nostre nonne erano solite bollire nei pentolini tutti gli oggetti come ciucci e biberon, sfruttando il principio del calore dell’acqua in grado di uccidere la maggior parte dei batteri. Questo metodo è tutt’ora molto valido e utilizzabile, ma circoscritto ad alcune situazioni particolari.

Infatti tutte le neo mamme di oggi, quando arriva il momento della nascita del bebè, fanno fronte al problema della pulizia di ciucci e biberon con lo sterilizzatore. Questo strumento è davvero indispensabile se si vuole essere sempre certi di dare al proprio bambino oggetti puliti e igienizzati.
Prima di inserire il latte nel biberon infatti, è sempre bene procedere ad una corretta sterilizzazione del contenitore.

I modelli di sterilizzatori offerti sul mercato

Ma quale tipo di sterilizzatore scegliere? Il mercato ne offre davvero moltissime tipologie, ma tutti sono in grado di svolgere la stessa funzione del pentolino della nonna. Anzitutto esistono due categorie principali di sterilizzatori: quelli a freddo e quelli a caldo. I primi, come si può ben intuire dal nome, non usano il calore come agente di disinfezione bensì delle sostanze chimiche, ovviamente non nocive per il bambino.

Queste sostanze, capace di uccidere anche i batteri più resistenti, possono essere acquistate in farmacia. Come è chiaro, questo tipo di sterilizzatore è perfetto per quando si è in viaggio perché non c’è bisogno della presa di corrente.

Tuttavia con uno sterilizzatore di questo genere, bisogna sottostare a elevati tempi di sterilizzazione: infatti, a differenza di quelli a caldo in cui sono sufficienti 5 minuti, con gli sterilizzatori a freddo, ciucci e biberon devono essere immersi nelle sopracitate sostanze chimiche per almeno un’ora.

Gli sterilizzatori a caldo invece, forse i più diffusi del mercato, possono essere di tre tipi: a raggi UV, per il microonde e quello elettrico di tipo classico. Il primo utilizza al posto del calore, i raggi ultravioletti per disinfestare gli oggetti dai batteri, mentre quello a microonde è uno degli strumenti che più garantisce la pulizia dei biberon.

Consiste in un piccolo recipiente in cui viene inserita dell’acqua e gli oggetti da sterilizzare; successivamente questo contenitore verrà inserito nel forno a microonde di casa per pochi istanti: in men che non si dica, avrete ciucci perfettamente puliti e privi di cattivi odori. Quest’ultimo problema infatti, è quello che potrebbe risultare dall’uso dell’ultima categoria di sterilizzatori: quelli di tipo elettrico.

Anche se esistono modelli a secco, che usano le alte temperature con getti di aria calda per sterilizzare i biberon, quelli a vapore sono gli sterilizzatori più usati in commercio. Hanno bisogno sempre di corrente elettrica, ma sono degli ottimi prodotti per igienizzare i ciucci dei bambini.

Qualsiasi sia il prodotto scelto, a freddo o a caldo, a vapore e non, cioè che più conta, oltre alle proprie esigenze, è indubbiamente la salute e la cura dei nostri bambini: quindi l’unico consiglio è quello di scegliere sempre il meglio per l’igiene dei propri figli.

Cocco: mille usi e proprietà

Estate, temperatura cocente, spiaggia sabbiosa: ecco cosa ci viene in mente quando pensiamo alla noce di cocco, frutto della palma di cocco, coltivata in tutti i Paesi tropicali del mondo.

La noce di cocco non dà vita soltanto a quella polpa bianca da mangiare o a quell’acqua dissetante bevuta per rinfrescare le nostre calde giornate estive. Dalla noce di cocco si ricava anche un olio, l’olio di cocco, sostanza vegetale che trova uso ed applicazione in vari settori della nostra vita.

Olio di cocco: dall’estrazione al consumo

Ma l’olio di cocco si usa per cucinare come l’olio di oliva? O lo troviamo nei cibi come l’olio di palma? Avete ragione, l’offerta di oli sul mercato è così ampia che non riusciamo più a distinguere la differenza. La confusione è legittima, ma è bene soffermarci e fare chiarezza su ciò che questo prodotto vegetale è.

L’olio di cocco è un olio derivante dal processo di essiccazione della polpa della noce di cocco. Una volta che la noce è matura e può essere prelevata dalla pianta, la polpa viene prima lasciata essiccare e poi, una volta seccata, pressata, rilasciando questo olio biancastro decisamente meno liquido rispetto agli oli che siamo abituati a vedere nelle nostre case.

Una fama acquisita solo negli ultimi anni

Tradizionalmente usato da case farmaceutiche e produttori di cosmetici, l’olio di cocco sta tornando alla ribalta dopo che nei secoli scorsi era stato un trascurato e sconsigliato da nutrizionisti e esperti del settore.

Questa azione discriminatoria era basata sul fatto che tale olio è costituito da grassi saturi che si distinguono da quelli insaturi, considerati benefici e migliori per la nostra salute.

Questa tesi è stata ribaltata da studi e ricerche che dimostrano che l’olio di cocco presenta sì grassi saturi, ma solo quelli a media catena ossia grassi facili da assimilare ed immediatamente disponibili per il nostro organismo a differenza di quelli a lunga catena, meno assimilabili e più difficili da trasformare in energia disponibile.

Le proprietà di questo prezioso olio

Nello specifico l’olio di cocco contiene molte vitamine, la E in particolare, ed apporta una quantità elevata di acido laurico, toccasana per l’organismo umano in quanto combatte microbi, herpes e influenza. Inoltre, facilitando l’assorbimento di calcio e potassio, ha benefici per le ossa e per i denti.

È da questo momento che l’olio di cocco ha cominciato a riempire gli scaffali dei nostri supermercati ed è ormai un elemento integrante della rivoluzione “green”. L’olio di cocco ha infatti svariati benefici ed usi in diversi ambiti.

Può essere utilizzato come prodotto di bellezza: grazie alle sue proprietà idratanti può essere applicato su corpo e viso e capelli, nutrendoli e rendendoli morbidi come un balsamo. In cucina, soprattutto nei Paesi tropicali, l’olio di cocco è un valido sostituto dell’olio di oliva, non solo per la sua ampia disponibilità, ma anche per la sua riconosciuta capacità di accelerare il metabolismo.

L’olio di cocco va a sostituire anche l’olio di arachidi, comunemente usato dalle aziende dolciarie. Infine, per i suoi effetti purificanti e disinfettanti, può essere usato al posto del colluttorio, combattendo placca e carie e favorendo l’igiene orale.

Aloe vera: un medicinale di Madre Natura

Sfiamma. Depura. Disinfetta. Nutre. Purifica ed idrata. Eppure non stiamo parlando di un medicinale ma di una pianta: l’aloe. Coltivata principalmente in Sudamerica, Africa, India e Australia, questa pianta grassa necessita di un clima caldo e secco per sopravvivere dando vita a una moltitudine di varietà.

L’aloe nella storia

La specie più conosciuta è senza dubbio l’aloe vera, il cui beneficio ed utilizzo è stato tramandato nel tempo in diverse parti del mondo. Già conosciuta ai tempi degli Egizi che la utilizzavano per la tecnica dell’imbalsamazione, l’aloe vera si diffonde a livello globale solo nella seconda metà del ‘900 quando i primi studi testimoniarono con risultati scientifici quella che era stata considerata fino a poco prima solo un’usanza popolare.

Da quel momento l’uso dell’aloe vera si intensifica, trovando inizialmente applicazione soprattutto in ambito medico come ingrediente per la realizzazione creme idratanti e disinfettanti.

Le proprietà dell’aloe vera

L’aloe vera contiene molte proprietà nutrienti in quanto contiene carboidrati, vitamina A, vitamina C, aminoacidi, sali minerali e zuccheri naturali. È questa la ragione per cui attualmente l’aloe vera è utilizzata in molti ambiti non limitandosi solo a quello medico.

È bene infatti specificare che l’aloe vera è presente sul mercato sotto due tipi di forme: gel e succo. Entrambe, sono il risultato di un processo manuale di estrazione dell’aloe dalle foglie della pianta. Il gel è destinato ad un uso esterno, per i suoi benefici idratanti, mentre il succo funge da bevanda depurando organismo, intestino, apparato digerente svolgendo il ruolo di antibiotico naturale.

L’aloe in casa propria

Ma lo sapevate che è possibile coltivare l’aloe vera persino in casa? Ebbene sì, un ulteriore vantaggio che questa pianta ha, è che può crescere facilmente purché vengano rispettate alcune procedure. L’elemento fondamentale da considerare è la temperatura esterna, dal momento che la pianta preferisce un clima caldo e non sopporta climi sotto lo zero.

Dopodiché basta munirsi di un vaso largo con buchi sul fondo per far drenare l’acqua e, partendo dal basso, riempirlo con un po’ di argilla, molta sabbia e un po’ di terra normale. Dopo che l’aloe è stata piantata e le radici si sono stabilizzate, è importante tenere in mente che, essendo una pianta grassa, l’aloe non richiede di essere annaffiata soventemente: ha solo bisogno di un ambiente luminoso.

Per consentire una crescita naturale e spontanea l’unica operazione da fare è quella di staccare le foglie secche man mano che la pianta cresce, in modo da avere fiori gialli pronti per essere raccolti, a mano naturalmente vista la conformazione della pianta.

Per consentire al gel e al succo di avere le proprietà giuste ed efficaci, la pianta di aloe deve avere almeno due o tre anni, periodo dopo il quale tale pianta viene definita matura e portatrice di benefici.

Una volta che avete raccolto la foglia dalla pianta, basterà tagliare la parte esterna della foglia stessa ed estrarre il gel interno aiutandosi con un cucchiaio ed il gioco è fatto. Potete finalmente utilizzare la vostra aloe vera: per i capelli o per il viso, per un drink salutare o come disinfettante…sta a te decidere come!